1957-2007 Festeggiamo il nostro 50°compleanno!
di Daniele Bortolozzi
23 Agosto 1957. Con uno scritto di quattro pagine inviato al Dottor Scipio Stenico, Direttore del Corpo Soccorso Alpino del C.A.I., quattro giovani alpinisti veneziani (per l’esattezza tre muranesi e un veneziano) Giorgio Sent “Pepo”, Giacomo Penso “Sigalon”, Dino Toso “Fagio” e l’onnipresente Gianni Franzoi, tessono le lodi degli “Scoiattoli” di
Cortina, con i quali si trovano casualmente a collaborare nel corso di un’operazione di soccorso sulla Marmolada. E’ fuor di dubbio che i quattro alpinisti lagunari rimangono fortemente impressionati dalla professionalità e dall’efficienza, ma soprattutto dal perfetto affiatamento e dalla grande amicizia che uniscono questo manipolo di uomini col maglione rosso fregiato da uno scoiattolo bianco sulla manica sinistra. Tornati in Isola, la nostra celebre e bella Isola del vetro, unitamente ad altri dodici amici tra i quali una rappresentante del gentil sesso, l’olimpionica di ginnastica artistica Ada Tondolo, i quattro decidono di emulare i prestigiosi nuovi amici di Cortina. Si danno quindi un regolamento, si dotano di un maglione blu con un granchio bianco ricamato sulla manica sinistra e fondano il “Gruppo Rocciatori Gransi”. A questi seguiranno, anno dopo anno, altri 29 soci ammessi dall’Assemblea del Gruppo sulla base della loro attività alpinistica che doveva essere, ieri come oggi, di buon livello e da capocordata.
Fra i personaggi di spicco gli accademici del CAI Vittorio Penzo e Alessandro Masucci, che non hanno certo bisogno di presentazioni vista la loro strabiliante attività: basti pensare alle innumerevoli prime solitarie di Vittorio (Spigoli della Pala del Rifugio e del Sass d’Ortiga, Simon Rossi al Pelmo, Jori all’Agner, Croda Marcora per le vie Dibona e Casara, ecc.) o alle decine e decine di vie nuove di Sandro, uno fra i più profondi conoscitori delle Dolomiti di Zoldo; l’indimenticato e mitico “Orso” al quale basta associare
la prima salita degli strapiombi Nord del Campanile di Val Montanaia; gli altri tre muranesi “Fagio”, “Sigalon” e “Pepo”, Aldo Zamattio “Coco”, la già citata Ada Tondolo che con Vittorio Penzo effettua la prima ripetizione e contemporaneamente la prima femminile della Via Castiglioni al Sass Maor; i due “foresti” l’accademico Renato Gobbato “Bagnin” di
Castelfranco e l’istruttore nazionale Toni Marchesini di Bassano del Grappa, anch’egli con all’attivo prime solitarie di alto rango. Non si può, tra gli altri, non menzionare Ugo
Pomarici, Enrico Ferrazzutto e Danilo Pianetti che con le sue numerose pubblicazioni, tra le quali “GRANSI” Storie d’alpinismo dai cento anni del CAI Venezia, ha dato lustro alla nostra Sezione e al nostro Gruppo. Per ben 13 anni, dal 1958 al 1971 il Gruppo Gransi, su incarico del Consiglio Direttivo del CAI Venezia, regge la Scuola Nazionale di Alpinismo “Sergio Nen” e la porterà a livelli di riconosciuta rilevanza, tanto che il manualetto tecnico didattico edito dalla scuola stessa andrà a ruba tra gli alpinisti.
Tra il 1972 ed il 1989, per svariati motivi, il Gruppo come tale giace in un “lungo letargo”. Ma non tutti dormono e già a metà dei meravigliosi anni ’70, gli anni del cosiddetto nuovo mattino degli alpinisti, giovani leve si affacciano sulla scena alpinistica lagunare uniti dalla stessa amicizia, dalla stessa passione e dagli stessi ideali che hanno portato nel 1957 alla nascita del Gruppo. Fra questi, un paio di ragazzacci fra i quali il sottoscritto, si erano addirittura dotati di un maglione sociale “abusivo”: granchio blu su fondo rosso l’uno e granchio rosso su fondo blu l’altro, suscitando le “ire” di qualche gransio baruffante (chi sarà mai?) e l’ilarità di qualche altro, che alludendo al granchio rosso anziché bianco, ebbe a dire: “Ma i te gà còto?” Tutto questo contribuiva a tenere le braci accese sotto la cenere, finché, finalmente, alcuni “veci” (Orso, Pepo, Bobo, Franzoi, Pianetti ed altri) sentono la necessità e la voglia di rilanciare il sodalizio e di rinverdire le tradizioni. Fu così che il 24 giugno 1989, riunitosi al rifugio Coldai, il Gruppo decide di risvegliarsi dal lungo sonno durato ben 17 anni e con l’ammissione di 10 nuovi amici riprende via via la piena operatività, tanto che molti “veci” già oltre i sessanta rivivono la mai sopita passione e legatisi in cordata coi giovani entrati, ritrovano l’ebbrezza dell’arrampicata (in Civetta, nel Gruppo di Fànis, in Brenta, sulle Pale, sulle Marmarole, in Catinaccio, oltre che nelle
vecchie e nuove falesie). Si riesce perfino a rintracciare un gransio migrato per motivi di lavoro oltre oceano e in ben due occasioni Enzo Miagostovich, uno dei sedici fondatori,
partecipa di ritorno dal Brasile alle attività del Gruppo come se il tempo non fosse passato. Di riunione in riunione il regolamento viene rinnovato e così i requisiti di ammissione che, anche su proposta dei “veci”, vengono sensibilmente elevati per mantenere il gruppo ad un livello di attività al passo coi tempi. I nuovi entrati sono quindi alpinisti con all’attivo itinerari di difficoltà medio-alte da capocordata.
Molte le recensioni in cui vengono citati i Gransi. Una fra tutte appare sul recente libro di Ivo Rabanser e Orietta Bonaldo “Vie e vicende in Dolomiti”, edizioni Versante Sud, dove si legge: “Fenomeno inspiegabile. Nella seconda meta’ degli anni ’70 spuntano dal nulla dei ragazzini che sembrano mutanti. E non ci sono solo la Luisa e Alberto (Jovane e Campanile – nda), ma anche Ezio Bassetto, che a sedici anni ripete in solitaria la Shubert e la Aste al Campanil Basso (…). Da dove arrivavano?
Dove sono finiti? Meteore. E poi erano mestrini solo di nascita, alpinisticamente Venezia e il Gruppo dei Gransi restavano il fulcro (…).” Hanno vestito e vestono il maglione blu col granchio bianco tre Accademici del CAI, diciotto Istruttori di Alpinismo, Scialpinismo e Arrampicata Libera, una Guida Alpina e … un Prete. Attualmente il Gruppo si compone di 57 soci. Due le “case di montagna” intitolate ai nostri vecchi:
– il ricovero invernale del Rifugio Venezia – Albamaria De Luca al Pelmo, a Giacomo Penso “Sigalon” – il bivacco adiacente al rifugio Tiziano sulle Marmarole Nord, ai fratelli Dino e Plinio Toso, gli indimenticati e indimenticabili Fagio e Orso.
Dalla fondazione ad oggi i Gransi hanno partecipato a spedizioni extraeuropee in Hymalaya, sulla Cordigliera delle Ande, sulle montagne dell’Hoggar, dell’Atlante e del Monte Kenya, hanno aperto decine e decine di vie nuove, effettuato prime ripetizioni invernali e solitarie di spicco e portato brillantemente a termine operazioni di soccorso in
montagna, fra le quali l’epico recupero sulla Solleder al Sass Maor nell’ormai lontano 1960 (vedi LAV 2/60 e GRANSI di Danilo Pianetti) e il più recente autosoccorso (1995) sulla Via Angelini alla spalla Est del Pelmo. E’ con lo stesso spirito di mezzo secolo fa che intendiamo festeggiare i primi 50 anni del Gruppo. La manifestazione avrà inizio nel prossimo mese di ottobre 2007 a Murano, presso Palazzo da Mula – Sede della Delegazione Municipale dell’Isola, che ospiterà una mostra fotografica dedicata all’attività del Gruppo e si concluderà sempre a Murano con la calata in corda doppia dal Campanile di San Donato e con l’esibizione dell’immancabile Coro Marmolada.